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Hikikomori, 100mila giovani italiani sono a rischio

“Hikikomori” è un termine giapponese, che letteralmente significa isolarsi, ed indica un fenomeno che porta gli adolescenti a chiudersi in casa, a smettere di andare a scuola: il computer diventa l’unico strumento tramite cui i giovani interagiscono con il mondo esterno.

I giovani a rischio, in Italia, sono circa 100mila e, solitamente, il fenomeno può insorgere intorno ai 15 anni, mentre la durata media dell’isolamento va dai tre ai dieci anni; ad essere maggiormente a rischio sono i maschi, mentre le femmine sono in minoranza.
sindrome hikikomori in italiaPer comprendere al meglio le cause, i rischi e le conseguenze di tale fenomeno, riportiamo di seguito il caso di una bambina. Francesca era una bambina riservata e bravissima a scuola; in terza media inizia ad avere attacchi di panico e l’impatto con il liceo risulta essere devastante. La ragazza ha iniziato a non voler più andare a scuola, fino a quando non si è ritirata; era diventata intrattabile, e, anche dopo aver cambiato liceo, si chiudeva sempre in camera con il computer. La diagnosi di Hikikomori è arrivata tardi, quando i genitori non sapevano come aiutare la figlia.
Ciò che è di fondamentale importanza, è sapere che, dietro a questo apparente atteggiamento di disimpegno, vi è un disagio, una richiesta di aiuto. La società richiede e giudica i giovani adolescenti e i social mostrano immagini di vite perfette e irraggiungibili: tutto questo può creare frustrazione.
Gli Hikikomori frequentano le chat, i giochi on-line e, in generale, il web; uno dei primi sintomi è l’insofferenza nei confronti dell’ambiente scolastico, della classe. Il Ministero dell’Istruzione ha, per questo, deciso di aprire un tavolo tecnico di medici, psicologi e dirigenti scolastici al fine di mappare i casi di Hikikomori e creare linee guida efficienti.
Essendo questo un fenomeno nuovo, sarebbe necessario, sia per i genitori sia per insegnanti, informarsi e formarsi sulla patologia degli Hikikomori; una maggiore conoscenza potrebbe infatti aiutare a rilevare la comparsa dei primi sintomi prima che la condizione del giovane peggiori.