In questi ultimi giorni, a Torino, si è molto discusso del caso del 19enne del quartiere Mirafiori che si è lanciato dal quinto piano dopo che la madre, non sapendo più come gestire la dipendenza cronica da internet del giovane, gli aveva rimosso dalle mani la tastiera del computer.
La dipendenza del ragazzo durava, ormai, da molto tempo, portando la situazione familiare all’estremo, con atteggiamenti violenti verso la madre da parte del figlio; le discussioni vengono descritte dai vicini di casa come un qualcosa di frequente e ripetuto nel tempo.
Il 19enne viveva in simbiosi con il pc perché affetto da sindrome di hikikomori, che letteralmente significa "stare in disparte, isolarsi", dalle parole hiku "tirare" e komoru "ritirarsi"; termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento.
Al momento in Giappone ci sono oltre 500.000 casi accertati, ma secondo le associazioni che se ne occupano il numero potrebbe arrivare addirittura a un milione (l'1% dell'intera popolazione nipponica); in Italia, invece, si stimano almeno 100 mila casi. Tale disagio sociale riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati del mondo e le cause, come spiega eccellentemente l’Associazione “Hikikomori Italia”, possono essere molteplici, ma tra le più rilevanti possiamo riscontrare le seguenti:
- la dimensione caratteriale: gli hikikomori sono ragazzi particolarmente introversi e sensibili e questo temperamento può contribuire alla loro difficoltà nell'instaurare relazioni soddisfacenti e durature;
- familiari: l'assenza fisica ed emotiva del padre e l'eccessivo attaccamento con la madre sono, spesso, indicate come possibili cause, soprattutto nell'esperienza giapponese. I genitori faticano a relazionarsi con il figlio, il quale spesso rifiuta qualsiasi tipo di aiuto;
- scolastiche: il rifiuto della scuola è uno dei primi campanelli d'allarme dell'hikikomori. L'ambiente scolastico viene vissuto in modo particolarmente negativo. Molte volte dietro l'isolamento si nasconde una storia di bullismo;
- sociali: gli hikikomori hanno una visione molto negativa della società e soffrono particolarmente le pressioni di realizzazione sociale dalle quali cercano in tutti i modi di fuggire.
Elena Carolei, presidente di Hikikomori Italia genitori, ritiene che: “Spesso, non ci rendiamo conto che il punto non è il pc o la tastiera, ma la sofferenza del ragazzo: il pc è solo una compensazione”. L’associazione ha attivato a Torino cinque gruppi di mutuo aiuto, con dodici persone per ogni gruppo e in questo modo in Italia vengono aiutate circa 1700 famiglie. Proprio perché tale fenomeno risulta più diffuso di quanto si creda, sarebbe necessario intervenire e attivarsi preventivamente nelle scuole, al fine di limitare l’espansione a macchia d’olio di tale disagio, aiutando adulti e insegnanti a riconoscere i segnali anche attraverso corsi di formazione e informazione.