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Uno sguardo alle nuove dipendenze

La rapida trasformazione della società e l’avvento delle nuove tecnologie ha mutato le quotidiane dinamiche relazionali; viviamo infatti nell’era in cui i social media rappresentano la base della socializzazione tra i giovani, allontanandoli sempre di più dalla realtà che li circonda.

Da alcuni studi è emerso come il progresso tecnologico abbia modificato non solo le abitudini delle persone, ma anche il loro modo di esprimersi e comunicare in situazioni sia normali che patologiche.

Infatti all’interno delle nuove generazioni sono sempre più frequenti fenomeni sociali, quali l’uso/abuso del web e dei videogiochi, che possono sfociare in differenti forme di disagio giovanile.
Tale disagio affiora nell’età adolescenziale, ma ha spesso origine nell’infanzia, e può sfociare in comportamenti antisociali; gli adolescenti infatti sono costantemente sottoposti a stress e a continui riadattamenti del proprio sé ai valori di riferimento imposti dalla società. Questi meccanismi non fanno altro che accrescere l’individualismo, la competizione ed il consumo; tutti valori che pian piano iniziano a depositarsi nell’inconscio dei giovani, creando in loro un forte senso di frustrazione: tutto ciò si può riscontrare nell’abuso di droghe, internet e videogiochi.
social media 3758364 1920Per nuove dipendenze si intendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è previsto l’utilizzo di alcuna sostanza chimica; l’oggetto della dipendenza è un comportamento o un’attività lecita o socialmente accettata come lavorare, fare acquisti, navigare su internet o giocare, ma portati ad un eccesso. Negli ultimi anni si è assistito ad un’enorme diffusione di queste dipendenze comportamentali, tanto da suscitare l’interesse della letteratura scientifica, permettendoci di avere statistiche e dati aggiornati sul fenomeno sociale di riferimento.
Francisco Alonso-Fernandez, psicologo spagnolo, sostiene che le nuove forme di dipendenza siano appunto agevolate dall’innovazione tecnologica e dalla nuova società che, da una parte genera stress, vuoto e noia, e dall’altra stimola la tendenza all’immediata gratificazione fornendo sempre gli strumenti appropriati (creazione di bisogni e dei mezzi adatti per soddisfarli).
Tra le nuove dipendenze possiamo infatti considerare la dipendenza da videogiochi, da smartphone e dal gioco d’azzardo; fenomeni sociali che colpiscono trasversalmente la popolazione sia per quanto riguarda la dimensione sociale sia quella economica.
La dipendenza da videogiochi, per esempio, è molto diffusa tra gli adolescenti, soprattutto tra i maschi di età compresa tra i 12 e 16 anni; tale fenomeno colpisce per lo più quei ragazzi che non riescono ad affrontare in modo adeguato la pubertà, che non praticano sport e che sono spaventati dal confronto con i coetanei. I videogiochi diventano, per questi ragazzi, l’unico luogo in cui si sentono accettati e competenti a fare qualcosa.
Inoltre, l’utilizzo dei videogiochi stimola i circuiti del cosiddetto reward, cioè della ricompensa; i ragazzi, facendo questi giochi monotoni e ripetitivi, spesso con musiche ipnotiche e stimolazioni luminose intermittenti, riescono ad alienarsi e a ottenere delle micro-ricompense che instaurano la dipendenza. Contemporaneamente, quando non riescono a ottenere la vittoria nel gioco, nasce in loro un senso di frustrazione. Le conseguenze dell’eccessivo utilizzo dei videogiochi può sfociare in una dipendenza, che può generare stati d’ansia e depressivi. Inoltre possono sorgere problemi di salute, legati al non mangiare, al non bere e al non dormire; i ragazzi che soffrono di tale dipendenza rinunciano infatti a soddisfare i loro bisogni primari, per avere un tempo maggiore da dedicare al gioco. Recenti studi scientifici sostengono che l’eccessivo utilizzo dei videogiochi, può avere sul cervello dei bambini e degli adolescenti gli stessi effetti delle droghe e dell’alcool, modificandone la struttura e le funzioni. Altre ricerche hanno mostrato che il sistema dell’amigdala striatale, la parte che regola gli impulsi del cervello, era più piccola e sensibile nei giocatori dipendenti, in modo da elaborare gli stimoli dei giochi più velocemente.
In questa nuova categoria di dipendenze senza sostanze, rientra anche il fenomeno del gioco d’azzardo, il quale negli ultimi anni è notevolmente aumentato e diffuso anche tra i più giovani.
Il gioco d’azzardo ha assunto sfumature differenti a seconda del periodo storico di riferimento; Nius, giornale online, spiega: “Fino al 1992 il gioco d’azzardo in Italia era sempre stato considerato una pratica ad alto rischio sociale, quindi le concessioni rilasciate erano riservate a poche lotterie e al totocalcio. Le cose cambiano con i governi Amato e Ciampi: gli esecutivi in cerca di fondi per finanziare la spesa pubblica cominciano a varare una serie di provvedimenti per aprire un nuovo mercato dell’azzardo allo scopo di usarlo come leva fiscale. Con i governi Berlusconi dei primi anni duemila si crea una vera e propria nuova economia del gioco d’azzardo con la conseguente nascita e diffusione di grandi società concessionarie. I sistemi di gioco si diffondono in maniera capillare in tutto il paese e inizia il boom delle slot machine e dei Gratta e Vinci”. Infatti, nel 2017, gli italiani hanno speso 101,8 miliardi di euro nel gioco d’azzardo: una cifra impressionante ma soprattutto in crescita, proprio a causa della diffusione avvenuta su tutto il territorio italiano di luoghi adibiti a tali attività, ma dovuta anche alla diffusione online di siti appositi dove giocare a qualsiasi ora e in qualsiasi istante.
L’unica soluzione a tali fenomeni in continuo aumento e diffusione è la sensibilizzazione e la prevenzione nelle scuole, coinvolgendo sia gli adulti che gli adolescenti, poiché le dipendenze, nuove o vecchie che siano, sono un problema sociale e non individuale, dunque non basta intervenire sul singolo individuo, ma è invece necessario instaurare una rete di collaborazioni tra differenti istituzioni così da permettere un corretto apprendimento dei vari metodi di utilizzo di tali apparecchi tecnologici. La tecnologia infatti è solo uno strumento, sta a noi imparare ad usarlo nella maniera più salutare possibile.