L’intervento di Andrea Spini, sociologo e professore all’università di Firenze è un ottimo spunto da cui far partire le nostre riflessioni.
Come possiamo dare la colpa ai giovani del loro comportamento se siamo noi a fornirgli l’educazione a socializzarli fin dal momento in cui sono piccoli? Oggi si tende a colpevolizzare il bullo senza sapere niente della sua storia trigenerazionale. L’essere umano apprende un proprio modus operandi osservando gli altri. Presumibilmente le figure di attaccamento sono i primi i soggetti di cui il giovane può osservare il comportamento.
Quindi è dall’esempio degli adulti che i ragazzi imparano a relazionarsi agli altri, portando con sé tutta la positività o eventualmente la sofferenza, nel caso si abbia sperimentato condizioni di difficoltà durante il percorso di socializzazione nella prima infanzia. Proprio questo aspetto è stato ripreso durante il dibattito, che in sintesi ha visto molte opinioni favorevoli sul fatto che noi essere umani intesi come individui adulti siamo il proprio di ciò che viene insegnato e di ciò che apprendiamo e riportiamo questo nell’approccio con gli altri, sia in riferimento a individui di sesso femminile sia ad individui di sesso maschile.