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Se si potesse sfruttar la noia disporremmo della più potente fonte di energia

“Se si potesse sfruttar la noia disporremmo della più potente fonte di energia”. Cit. Ramón Gómez de la Serna

Ci immaginiamo gli adolescenti sempre felici e spensierati, eppure forse non è sempre così. Oggi i giovani sembrano ovattati da una coltre spessa di noia. Non hanno interessi e passioni.

Eugenio Borgna afferma che “non c’è una sola forma di noia ma ce ne sono molte: ci sono forme leggere e profonde, effimere e persistenti, motivate ed immotivate, prevedibili ed imprevedibili, visibili ed invisibili, normali e patologiche; ci sono forme di noia che ci fanno meditare sul senso della vita, e altre che ci immergono nel vuoto, e nel nonsenso della vita”. Troppi ragazzi infatti vivono e affrontano la vita demoralizzati e privi di energie, spaventati dal crescere o dal doversi scontrare con le condizioni di vita quotidiane. Il problema è che spesso si pensa che certe problematiche siano lontane ai ragazzi. Un adolescente non può aver paura della scuola, dei compagni, della vita, di crescere, non può essere triste e depresso eppure, proprio nell’epoca in cui si hanno migliaia di amici online, i ragazzi si sentono molte volte sempre più soli. Sono troppo spesso vittime della sindrome da primo della classe e non riescono a percepire l’importanza di essere se stessi e la possibilità di commettere anche degli errori: sbagliare è una cosa, essere sbagliati è un’altra e dagli errori della vita si può certamente imparare molto. Durante l’adolescenza il mondo interiore e quello esterno sono in continuo divenire. La mancanza di stimoli scaturisce in crisi adolescenziali caratterizzate spesso e volentieri da noiaapatia e demotivazione. Un senso di vuoto, di incompletezza, di monotonia rappresenta lo stato apatico di alcuni ragazzi in età adolescenziale che vedono il tempo scorrere senza viverlo appieno. Si rischia così di trascorrere pomeriggi o intere giornate sul letto o sul divano davanti alla televisione o al pc navigando senza meta sul web e tra i social network. Giorni ripetibili: stesse persone, stessi ambienti, stesse attività, in attesa che accada qualcosa di diverso. Uno stato d’animo che porta alla demotivazione, all’essere inermi e passivi, e talvolta aggressivi. La noia nell’adolescenza è così considerata un reale disagio dal quale si fatica a uscirne, specie se non aiutati e supportati. Questa sfocia in un senso di solitudine e di abbandono, che porta i ragazzi a cercare vie di fuga alternative, per distrarsi, per rompere gli schemi, per evadere dalla noiosa quotidianità. Riconoscere i sintomi della noia, dell’apatia e della demotivazione aiuta a non farsi sopraffare da questi disagi, ma a sfruttarli per crescere e sviluppare nuove abilità. Il “non fare qualcosa” è, infatti, un mezzo per stimolare se stessi e per accrescere la propria persona. «la noia, l’esperienza della noia è una modalità emozionale che porta l’adolescente a smarrire il senso della vita, e dalla noia nascono divertimento e disperazione».
La domanda esistenziale «cosa vuole la vita da me?» sia gli adolescenti che i giovani adulti difficilmente se la pongono. Molti non sono in grado di chiedersi neanche cosa vogliono dalla vita. Nel nulla non nascono i desideri. Non esistono mete da raggiungere. Il tempo è fatto di un eterno presente di noia. La nostra società è caratterizzata da una sovrabbondanza di stimoli esterni e dalla aridità di comunicazioni “vere” che portano alla indifferenza esistenziale ed alla mancanza di risonanze emozionali di fronte ai fatti ed ai gesti che si compiono. In famiglia sembra mancare una educazione emotiva: i bambini e gli adolescenti trascorrono il loro tempo con la televisione ed Internet ed a scuola è sempre più difficile trasmettere le conoscenze facendole sentire vive, parte integrante di un processo di maturazione intellettiva ed emotiva.

Ad accrescere il deserto emozionale, così intrecciato alla noia, si aggiunge il fatto che i valori dominanti della società odierna sono incentrati sul successo, sulla negazione del dolore, della morte, e della fatica del vivere, sui soldi, e non sempre indirizzati alla solidarietà, alla cooperazione, ed alla comprensione dei doveri e dei sacrifici. Si parla di crisi della società, di crisi culturale, ma dalla crisi se ne esce con un lavoro individuale che deve partire, in primis, dalle famiglie perché quando si è inseriti nel percorso scolastico si sono già poste le basi per le linee evolutive dell’individuo.